Multifattoriale


Le malattie multifattoriali sono un gruppo di malattie ereditarie che da un punto di vista eziologico (causa della malattia) si collocano in una ideale zona di transizione tra le malattie monofattoriali, determinate da mutazioni di singoli geni, e quelle ambientali determinate per esempio da infezioni o avvelenamenti.
Nelle malattie multifattoriali sono implicate sia una componente genetica, in questo caso poligenica, che una non genetica denominata anche componente ambientale.
Queste malattie dipendono dal contributo congiunto di un gran numero di geni e da altri fattori ambientali e perché si sviluppi la malattia è necessaria una particolare combinazione di fattori genetici ed ambientali.
Per comprenderne la epidemiologia, in particolare il modello di trasmissione alla progenie, si assume che tutti gli individui di una popolazione siano suscettibili ad una determinata malattia, cioè siano in una condizione di predisposizione alla malattia e che la predisposizione sia una grandezza variabile, maggiore o minor predisposizione alla malattia, equiparabile ad un carattere quantitativo come l’altezza al garrese, il tempo di percorrenza di una distanza, il peso alla nascita etc..
Per esempio, il carattere peso del maschio di una determinata razza a 12 mesi di età è determinato dal genotipo del cane, in tutti i loci che contribuiscono al carattere, e dall’ambiente in cui si sviluppa e vive l’animale, a partire dallo zigote.
Il genotipo contribuisce con tre componenti dovute ad altrettanti effetti ipotizzati nel modello infinitesimale dei caratteri quantitativi che prendono il nome di effetto genetico additivo, effetto genetico di dominanza ed effetto genetico di epistasi.
L’effetto genetico additivo è il contributo infinitesimale che ogni singolo allele apporta al carattere.
La componente genetica additiva è la somma di questi contributi.
Nei loci si si possono realizzare delle interazioni tra gli alleli per cui l’eterozigote apporta un contributo al carattere maggiore della somma del valore additivo dei due alleli, questa condizione è indicata come effetto di dominanza che è condizione diversa dalla dominanza mendeliana.
La componente genetica di dominanza è la somma di questi effetti.
Un discorso analogo al precedente può essere fatto per quanto riguarda l’effetto di epistasi, quando cioè è il genotipo ad un locus aumenta il valore additivo di un altro locus.
Come per i precedenti effetti, la componente genetica di epistasi per un carattere quantitativo è data dalla somma degli effetti di epistasi.
Quindi la componente genetica di un carattere quantitativo, nel singolo individuo, risulta dal contributo congiunto degli effetti additivi, di dominanza e di epistasi.
Il carattere in esame è influenzato dalle condizioni ambientali per cui, per ipotesi, due cani gemelli omozigoti, che hanno genotipi identici per tutti i caratteri e quindi anche quelli implicati nella formazione del carattere peso a 12 mesi di età, possono avere pesi differenti se alimentati diversamente.
D’altra parte due cani possono avere lo stesso peso pur avendo genotipi diversi se alimentati alla stessa maniera.
Perciò il peso di un cane maschio di una determinata razza a 12 mesi di età è il risultato dell’interazione tra la componente genetica del carattere, genotipo per il carattere, e l’ambiente.
Nei caratteri quantitativi le due componenti possono avere un peso differente nella determinazione del fenotipo, in alcuni prevale la componente genetica ed in altri quella ambientale, ma è sempre il contributo delle due componenti a determinarne il valore.
E’ importante considerare che solo la componente genetica additiva è trasmissibile alla progenie mentre le altre sono determinate dagli assortimenti allelici che si creano nel singolo individuo.
Nelle malattie genetiche multifattoriali una maggiore predisposizione ad una malattia in un gruppo di animali, che si evidenzia con la comparsa di casi di malattia, può essere dovuta soprattutto alla componente ambientale, e in questo caso la malattia si manifesta in animali accomunati dal sistema di allevamento, dal tipo di alimentazione o da altra condizione ambientale che innesca la malattia su più genotipi, oppure soprattutto alla componente genetica, e la malattia si manifesta in gruppi di animali parenti, accomunati da antenati che hanno trasmesso loro una componente genetica additiva, che innesca la malattia in più condizioni ambientali.
La diagnosi, il monitoraggio e l’eradicazione di queste malattie genetiche presentano molteplici difficoltà.
Elementi da prendere in considerazione sono:
1. le malattie multifattoriali sono per lo più forme cronico-degenerative con manifestazioni cliniche tardive e sono caratterizzate da quadri sintomatologici molto diversi anche nei soggetti di una cucciolata.
2. hanno una maggiore incidenza all’interno di gruppi di animali parenti (elevata consanguineità) e nel susseguirsi delle generazioni l’incidenza diminuisce con il diminuire dei gradi di parentela dei discendenti (diminuzione coefficiente di consanguineità);
3. si manifestano soprattutto all’interno di gruppi familiari che condividono componente genetica ed ambientale;
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